Non esistono più i furti di una volta.
Siamo di fronte all'ennesimo fenomeno di furti di credenziali di autenticazione della posta elettronica.
Il pericolo di sicurezza a cui siamo esposti é molto più ampio di quanto si possa pensare, da un lato esiste l'impatto sui, possibili, dati scambiati con amici, parenti e altri collaboratori professionali, dall'altro, vista la cattiva abitudine di utilizzare la stessa password per siti e scopi diversi, il danno potrebbe riguardare la disponibilità economica delle vittime.
Per caso un blog americano ha scoperto, in un sito web, una lista di indirizzi di posta elettronica e password di clienti di: Hotmail, American Online, Yahoo, Google e altri, per un totale di trentamila indirizzi rubati.
Le indagini, condotte negli Usa, confermano l’utilizzo da parte di questi "ladri digitali" di uno stratagemma (peraltro utilizzato da anni e ancora efficace sopratutto per lo scarso livello medio degli utenti di Internet): gli hacker hanno creato dei falsi siti web strutturati ad imitazione dei portali di Google e Hotmail (attività di mirroring) dove gli utenti, in buona fede (complice una colpevole ignoranza degli strumenti utilizzati), hanno inserito i propri codici di sicurezza (consegnando, di fatto, il controllo dei propri account agli hacker).
Due i fattori che destano preoccupazione:
- nessun meccanismo di allerta é scattato,
- le liste "incriminate" continuano a circolare in rete.
Siamo di fronte all'ennesimo fenomeno di furti di credenziali di autenticazione della posta elettronica.
Il pericolo di sicurezza a cui siamo esposti é molto più ampio di quanto si possa pensare, da un lato esiste l'impatto sui, possibili, dati scambiati con amici, parenti e altri collaboratori professionali, dall'altro, vista la cattiva abitudine di utilizzare la stessa password per siti e scopi diversi, il danno potrebbe riguardare la disponibilità economica delle vittime.
Per caso un blog americano ha scoperto, in un sito web, una lista di indirizzi di posta elettronica e password di clienti di: Hotmail, American Online, Yahoo, Google e altri, per un totale di trentamila indirizzi rubati.
Le indagini, condotte negli Usa, confermano l’utilizzo da parte di questi "ladri digitali" di uno stratagemma (peraltro utilizzato da anni e ancora efficace sopratutto per lo scarso livello medio degli utenti di Internet): gli hacker hanno creato dei falsi siti web strutturati ad imitazione dei portali di Google e Hotmail (attività di mirroring) dove gli utenti, in buona fede (complice una colpevole ignoranza degli strumenti utilizzati), hanno inserito i propri codici di sicurezza (consegnando, di fatto, il controllo dei propri account agli hacker).
Due i fattori che destano preoccupazione:
- nessun meccanismo di allerta é scattato,
- le liste "incriminate" continuano a circolare in rete.
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